In sintesi cos’è emerso durante il convegno di oncologia integrata del 5 marzo a Modena

UNA NUOVA PROSPETTIVA PER LA CURA DEI TUMORI

La necessità di una visione d’insieme del paziente oncologico, insieme all’utilizzo di medicina convenzionale debitamente integrata con varie discipline complementari, può garantirgli nell’accompagnamento del suo percorso, il massimo delle possibilità e opportunità terapeutiche. È quanto è emerso durante il convegno “Oncologia integrata” che si è tenuto lo scorso 5 marzo a Modena al Forum Monzani.

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Alcuni tra i più autorevoli esperti in Italia hanno illustrato ai presenti (tra i quali anche medici e operatori sanitari) una visione d’insieme di come anche in Itala si stia procedendo, sebbene non senza fatica e resistenze, all’integrazione tra protocolli oncologici convenzionali e medicine complementari. Ecco, dunque, che è emerso in tutta la sua chiarezza quanta importanza abbiano la completa formazione dei professionisti e la garanzia di accesso per il malato a tutta una serie di opportunità che oggi sono a disposizione. Agopuntura, fitoterapia, omeopatia, meditazione, pratiche spirituali possono tutte andare a migliorare di parecchi punti percentuale la qualità della vita dei pazienti oncologici sotto trattamento con chemioterapia o radioterapia o sottoposti a interventi chirurgici.

Ad aprire la giornata è stata la dottoressa Daniela Muggia, tanatologa e vincitrice nel 2008 del Premio Terzani per l’umanizzazione della medicina, che ha sottolineato l’importanza della comunicazione empatica tra medico e malato e di come essa influisca enormemente sulle condizioni del paziente stesso; poi la dottoressa Maria Rosa Di Fazio, oncologa al centro Health Service a San Marino che ha definito indispensabile un approccio terapeutico che comprenda, oltre ai trattamenti convenzionali, anche una opportuna alimentazione, integrazione nutrizionale e il supporto della fitoterapia. Anche il dottor Ivano Hammarberg Ferri, esperto di microimmunoterapia, ha ribadito l’efficacia, riscontrata ogni giorno nella sua pratica clinica, della sinergia tra strumenti convenzionali e medicine complementari. Ha poi ribadito come sia importate, quando si agisce sul fronte della prevenzione, privilegiare anche lo stato di serenità di una persona, la condizione empatica di gratificazione che deriva da un’ottimale relazione con l’altro: insomma, ciascuno di noi avrà meno probabilità di ammalarsi di cancro se perseguirà l’equilibrio, l’empatia, la realizzazione di sé, una sorta di “felicità dalle proprietà antitumorali”. Notevoli, sempre più studiati e in certe realtà già inseriti nei protocolli di cura sono i funghi medicinali, dei quali la dottoressa Monica di Lupo ha illustrato proprietà e modalità di funzionamento.

L’esperienza di protocolli oncologici dell’ospedale di Pitigliano (Toscana) è stata illustrata dal dottor Franco Cracolici, uno dei massimi esperti in Italia di agopuntura, mentre il dottor Roberto Rinaldini ha approfondito l’efficacia su casi clinici del laser endovena a bassa potenza. Il professor Paolo Lissoni, forte di anni di studi e pubblicazioni scientifiche sulla ghiandola pineale, ha sottolineato i benefici dell’utilizzo degli ormoni della pineale nella prevenzione e cura dei tumori. In conclusione del convegno, il professor Gioacchino Pagliaro ha fornito dati recenti ed estremamente interessanti sull’efficacia della meditazione per rafforzare i pazienti e l’effetto positivo della comunicazione empatica e non violenta tra medico e malato.

Un appuntamento, quello del 5 marzo, che ha consentito di allargare gli orizzonti e di aprire occhi e mente verso approcci completi che vedono, comprendono, trattano e si prendono cura del malato a 360 gradi.

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