MEDICO MALATO O MALATO ESPERTO, SANITÀ E SOCIETÀ

Giuseppe Perrotta, è passato dal ruolo di colui che comunica diagnosi a quello che si sente annunciare un tumore. E improvvisamente  quella stessa persona da medico si trasforma in paziente. Decide di  testimoniare il suo vissuto di malattia  come malato “esperto”, un malato più consapevole,  più critico, un chirurgo che conosce quel “brutto male”  da oltre 40. Ha scritto tre libri.  Il primo, dal titolo «Vivere sotto il segno del cancro» (Falco Editore), il secondo «Viaggio nella costellazione del cancro» (You Can Print) e l’ultimo «Pelle e anima» (Falco Editore). Sono sostanzialmente la cronaca personale della sua esperienza di malattia, durante la quale fa un’analisi delle criticità del nostro sistema sanitario, quasi da infiltrato potendo vedere e sperimentare tutto ciò che non va nella duplice veste di medico e paziente, ma sono anche una preziosa testimonianza ed un invito a scoprire le positività del cancro per una nuova vita.

(…) La condizione di un medico che si ammali di cancro, o di altra grave malattia, è peculiare sotto il profilo sia individuale sia generale e, soprattutto, se colpito da patologia osservata centinaia e centinaia di volte nell’arco della sua vita professionale.
Sul piano individuale – ciò ch’è meno rilevante – la condizione di malato esperto è ben diversa da quella di altri malati a partire già dalla diagnosi.
La diagnosi di cancro, che ai pazienti, da medici, centelliniamo con accorte parole, in un contesto il più tranquillizzante possibile e in tempi che consentono di assimilare a piccoli bocconi la notizia di una malattia così grave, spesso è per il malato esperto uno tsunami che irrompe improvviso nella coscienza e di colpo fa irrompere nella mente il concetto di morte, cancellando dal proprio vocabolario parole come futuro e domani.
Fu così per me: al risveglio da una breve sedazione per una procedura colonscopica mi venne mostrata la foto della mia lesione. “Aspettiamo l’esame istologico”, mi si disse. “È un cancraccio!”, risposi.
E nessuno poté ribattere. Scoppiò un assordante silenzio e fu buio. In quell’oscurità vidi chiaramente il mio futuro di malato di cancro colico con tutte le sue ulteriori fasi cliniche, le ben note problematiche chirurgiche e chemioterapiche, le possibili complicanze immediate in vista di benefici solo ipotizzabili, la percentuale di recidive, il tasso di sopravvivenza e tutto ciò che avrebbe potuto far parte della mia vita residua.

Sotto l’aspetto generale – ed è ciò che si vuole sottolineare – la condizione di malato esperto, e cioè di un medico infiltrato dall’altra parte del mondo sanitario, consente, più di ogni altra, di poter cogliere le criticità invisibili al malato non medico e di suggerire correttivi per una sanità migliore e per una società più consapevole sia riguardo a possibilità e limiti della Medicina sia riguardo a importanti aspetti esistenziali dell’uomo: salute e malattia, benessere e malessere, azione e fatalismo, vita e morte.
Ma le esperienze dei malati esperti non vengono utilizzate!

Ha scritto Paolo Barnard: “I medici che si sono ammalati conoscono meglio di chiunque altro come ci si deve comportare, a loro dev’essere affidata una rivoluzione organizzativa del SSN”.
L’esperienza di malattia del malato esperto è narrazione che colpisce e non semplice informazione che lascia il tempo che trova. È, parafrasando  Baricco, “una necessità civile che salva il reale da un’equivalenza anestetizzata”, indicando anche la via per godere il più a lungo possibile del dono della vita e per accettarne l’inevitabile conclusione, la morte, “necessità invincibile e uguale per tutti”.

Domenica 4 Marzo 2018 al 2° Convegno di Oncologia Integrata presso il Forum Monzani, Modena alle Ore – 10:45  Esperienza di  un MEDICO  AMMALATO  – Dott. G. Perrotta – Medico malato o malato esperto, salute e società. Già Primario Chirurgo e Direttore di Dipartimento Chirurgico Ospedaliero.

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